Il cappello Pigna è uno dei miei modelli best-seller e la dimostrazione, con gran rammarico del mio lato Carmen Miranda, che a volte le cose più semplici sono anche quelle più versatili e che hanno il maggior successo. Con una corona di noccioline che si chiude con una stretta fascia a maglie basse, Pigna deve il suo nome alla somiglianza che ha con il frutto, ovviamente, e a un tipico modo di dire delle mie parti.
Il filato con cui è realizzato è lo stoppino rustico Bio, che Borgo de’Pazzi mi aveva inviato per una recensione, ma che è stato dirottato perché era perfetto per questo modello. Bio, infatti, ha bisogno di spazio per gonfiarsi, a differenza di quei deludenti stoppini che si infeltriscono solo a guardarli, quindi è perfetto per punti come le noccioline, con i loro gettati liberi che non ingabbiano il filo in nodi e torsioni. Bio è uno stoppino che tiene molto caldo, Pigna è perfetto quindi per i mesi invernali, quando davvero i pinguini volano bassi.
Comunque, credo che a Borgo de’Pazzi siano stati contenti, perché mi hanno tirato degli altri gomitoli da smanacciare!
Pigna è lavorato in tondo, in giri concentrici, dall’alto verso il basso, in un pezzo unico. La parte sulla nuca è leggermente ripresa grazie a un semplice gioco eseguito con uncinetti di diverse grossezze: questa è una tecnica per modellare i capi che amo molto e tendo usare quando mi è possibile.
Potete scaricare Pigna, senza necessità di login, dalla mia pagina Ravelry.
Un grosso grazie ad Alice Twain per le foto.